Il Dizionario della Lingua Italiana di Niccolò Tommaseo
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Niccolò Tommaseo

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Iconografia di Niccolò Tommaseo

E' interessante seguire la ritrattistica del Tommaseo, osservando come (da pochi ritratti originali che si contano sulle dita di una mano) si sia arrivati a creare una vera e propria iconografia di un uomo che all'epoca ebbe grande popolarità.

Tra il 1848 e il 1849 troviamo spesso Tommaseo nelle stampe popolari che ritraevano i ministri Repubblica di San Marco. Naturalmente questi ritratti, che richiamavano troppo da vicino il burrascoso passato politico del Tommaseo, non furono più ripresi nel periodo postunitario. In queste rappresentazioni, convenzionali e quasi agiografiche, il Tommaseo ci appare sbarbato e ben lontano dalla figura di "profeta" che più tardi assumerà.

Questa è la prima fotografia del Tommaseo che conosco. La barba è lunga, ancora piuttosto scura, e gli occhi sono ambedue aperti. Sedondo alcuni la foto sarebbe stata presa a Firenze a circa sessant'anni, ma questo mi sembra poco probabile. Gli indizi al riguardo sono la barba, che qui appare lunga e fluente; e gli occhi, ancora in buone condizioni. I termini che proporrei per la datazione sono quindi il soggiorno a Corfù durante il quale si fece crescere la barba, (1849-1854) e l'intervento del 1858, che causò il disseccamento dell'occhio sinistro. La foto sarebbe quindi stata scattata a Corfù o, assai più verosimilmente, a Torino.

Una seconda fotografia lo ritrae qualche anno dopo, con la barba chiara ma con i capelli ancora piuttosto scuri.
Da questa foto Zambelli trasse nel 1871 un’incisione che fa da antiporta al volumetto I doveri e i diritti d’ogni buon italiano (Torino, Agnelli).

Ben più chiara è la storia della fotografia certamente più famosa, quella che ritrae Tommaseo di tre quarti, seduto e con le mani in grembo. Eseguita "pochi giorni prima della sua morte" (come racconta Ariodante Le Brun, allora segretario del Tommaseo) dal fotografo Michele Schemboche, essa ci mostra un Tommaseo con barba e capelli candidi, e oramai del tutto cieco.

La foto colpisce per l’aspetto estremamente trascurato del Tommaseo: i capelli sono spettinati, la barba incolta e sembra addirittura di distinguere chiari segni di usura sui vestiti.

Da questa foto sono stati derivati numerosi ritratti, che mostrano una progressiva tendenza all’idealizzazione della figura del Tommaseo.



L’incisione di August Weger (1823-1892) si mantiene ancora piuttosto fedele alla foto ed è di ottimo livello. Come molte delle incisioni del Weger riporta la riproduzione di un’autografo del Tommaseo, datato 30 aprile 1847. (è da escludere che la data si riferisca al momento in cui la foto è stata scattata). L’incisione è siglata Aug. & Theod. Weger u. Lipskom (in croato, August e Theodor Weger in Lipsia)

L’incisione di Colombo che fa da antiporta alle Lettere di Niccolò Tommaseo pubblicate per cura del Pr. Giovanni Lanza (Milano, Carrara 1878) deriva anch’essa dalla nostra foto. Per quanto di qualità tecnicamente inferiore e meno fedele, è interessante perché ci mostra una porzione più ampia della foto originale, e si capisce che il Tommaseo era seduto con le mani raccolte in grembo.

Nel 1874, infine, Egisto Sarri (1837-1901) ebbe da Niccolò Capponi, che del Tommaseo fu forse il più intimo amico, l’incarico di eseguire da questa stessa foto un ritratto postumo per donarlo all’Accademia della Crusca, dove tuttora si trova. Pochi anni dopo lo stesso Sarri chiedeva alla Crusca di prestargli il dipinto per effettuarne una replica da collocare agli Uffizi, nella galleria degli italiani celebri.

Altri ritratti esistenti del Tommaseo paiono fantasiosi, non derivanti da foto e probabilmente neanche ripresi dal vivo. Anche quello eseguito dal dalmata Francesco Salghetti-Drioli (1811-1877), che pure conobbe il Tommaseo (ritratto poi riutilizzato in copertina del volume Tommaseo come era di Maria Luisa Astaldi), ce ne dà un'immagine poco plausibile: stempiato, con lunghi capelli che ricadono sulle spalle e barba regolare e a raggiera. Viene poi pietosamente censurata la vistosa asimmetria delle palpebre, dovuta allo sfortunato intervento del 1858 che causò il disseccamento dell’occhio sinistro.

Tra i ritratti statuari del Tommaseo, si deve ricordare innanzitutto il monumento scolpito a Venezia nel 1882 da Francesco Barzaghi (1839 - 1892), monumento famoso come  “El Cagalibri” e quello eretto nel 1878 a Settignano, opera di Leopoldo Consoli. Ambedue richiamano da vicino la foto tante volte citata: si riconosce la vistosa ciocca di capelli sul lato destro e l’angolatura della testa (anche se probabilmente quella era una posa abituale per il Tommaseo). Nel caso del monumento di Settignano anche la posizione del braccio destro ricorda quella della foto, almeno come la si vede nell’incisione Colombo.

Un altro monumento, opera di Ettore Ximenes (1855-1926) era stato eretto a Sebenico ma fu distrutto nel 1945 e non ne rimane che una mano, oggi conservata al museo dalmata di Venezia.

Quando nel 1974 si commemorò con un francobollo il centenario della morte del Tommaseo, Giuseppe Verdelocco, allora incisore all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e (a quanto mi risulta) di discendenza dalmata, scelse di disegnare proprio questo monumento, allora già distrutto.

Per l’analogo francobollo di San Marino, inciso sempre presso l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ritorna invece ancora una volta un’elaborazione della foto che tante volte abbiamo visto ripresa. A giudicare dalla divisione simmetrica della barba e dai capelli piuttosto ordinati, mi spingerei a dire che l’incisore Tullio Mele si sia basato su uno dei due ritratti ad opera del Sarri piuttosto che di altre riproduzioni della nostra foto.





 
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