Il Dizionario della Lingua Italiana di Niccolò Tommaseo
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Niccolò Tommaseo

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Niccolò Tommaseo


La casa natale
a Sebenico

Niccolò Tommaseo nasce nel 1802 a Sebenico, piccola cittadina dalmata, già possedimento veneziano poi passato alla Francia e dal 1814 austriaco (oggi Sibenik, Croazia).

Dopo aver studiato nel seminario di Spalato, si reca a Padova per seguire l’Università, dove conosce tra gli altri Antonio Rosmini, che per anni resterà una tra le sue figure di riferimento.

Laureatosi in Legge nel 1822, invece di tornare a Sebenico per mettersi in affari (come avrebbe preferito la famiglia), preferisce restare e cercare di guadagnarsi la vita con la letteratura.


Alessandro Manzoni
Vive brevemente a Venezia, a Rovereto (ospite del Rosmini) e si trasferisce infine a Milano, dove spera di trovar più facilmente incarichi letterari consoni alla sua natura.

Degli anni milanesi gli resterà sempre caro il ricordo della frequentazione con il Manzoni, che per questo giovane irrequieto ebbe una disposizione benevola e paziente. Per il resto, riesce invece a guastarsi l’ambiente, e quando l’editore Stella gli preferisce il Leopardi per l'edizione delle opere di Cicerone si trasferisce a Firenze, dove il Viesseux gli aveva offerta una collaborazione fissa con l’Antologia.
 

Resta a Firenze dal 1827 al 1834, stringe una relazione con la popolana Geppina Catelli con cui convive destando scandalo, conosce tra gli altri Gino Capponi, l’amico più fedele degli anni a venire.


F. R. de Lamennais
Anche dal punto di vista culturale è un periodo fecondo: pubblica il Dizionario dei Sinonimi, scrive buona parte del Commento a Dante, conosce Lamennais e Lambruschini; diventa insomma una parte attiva della vita culturale della città.

Nel 1833, tuttavia, un articolo anti-austriaco del Tommaseo provoca la chiusura d’autorità dell’Antologia e - poco dopo - l’esilio dell’autore stesso.

Abbandonando la sua compagna in lacrime, Tommaseo parte per Parigi, dove resterà per alcuni anni, conducendo un’esistenza da esule squattrinato e ancora più irrequieto del solito (tra l’altro, esplode la sifilide che più tardi lo porterà alla cecità). Proprio alla ricerca di un'ambiente più tranquillo si trasferisce a Nantes e poi in Corsica, dove comporrà Fede e Bellezza.

Solo nel 1838 potrà tornare in Italia approfittando dell’amnistia concessa per l’incoronazione di Leopoldo I. Stabilitosi a Venezia, pubblica una serie di opere importanti (tra cui la raccolta dei Canti Popolari e le Scintille). Nel 1847 si mette nei guai per un discorso sulla libertà di stampa e viene incarcerato dalle autorità austriache.


Tommaseo liberato
dal carcere
Il 17 marzo 1848 viene liberato a furor di popolo assieme a Manin, nella rivolta che segnerà l’inizio dell’avventura della Repubblica di San Marco, che per diciassette mesi riuscirà a mantenere la sua autonomia dall’Austria. Nel governo della Repubblica Tommaseo ricopre cariche importanti (spesso in disaccordo anche violento con il Manin) e quando nel 1849 l’Austria riprende il controllo della città tutto l’esecutivo si rifugia a Corfù, allora sotto il controllo britannico.


La moglie Diamante
Negli anni di Corfù la sua vista peggiora gradualmente, fino a ridurlo a una cecità quasi totale; intreccia una relazione con Diamante Pavello vedova Artale, presso cui aveva trovato alloggio e nel 1851 la sposa con un matrimonio "riparatore".

Dell’esperienza Veneziana gli rimaneva un profondo sentimento anti-piemontese, ed è quindi a malincuore che nel 1854 accetta di trasferirsi a Torino, nell’unico tra gli stati preunitari disposti ad ammetterlo.

Gli anni torinesi, se da un lato furono ancora anni di ristrettezze finanziarie, gli permisero di riallacciare i contatti con il Pomba, che gli affida l’incarico della direzione del grande Dizionario.

Nel 1859 si trasferisce di nuovo a Firenze, dove trascorrerà gli ultimi quindici anni della sua vita. Saranno anni di povertà e sofferenze, ma saranno probabilmente gli unici anni un cui troverà una qualche parvenza di serenità, grazie all'affetto della moglie e degli amici che gli restano vicini, primo fra tutti Gino Capponi.

Muore nel 1874, pochi mesi dopo aver perduto la moglie Diamante.




 
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